Ventisette anni rubati: il mostro di Ponticelli non è mai esistito

I tre innocenti che hanno trascorso la loro gioventù in carcere


Ventisette anni. Ventisette anni di carcere per tre ragazzi innocenti, marchiati come assassini di due bambine che non avevano ucciso. Questo è il prezzo della fretta, della paura, della superficialità di chi avrebbe dovuto cercare la verità e invece ha costruito un mostro di comodo. Giovanni Izzo, Ciro Imperato e Vincenzo Muccioli non sono mostri. Sono vittime. Vittime di un sistema che si inchina al clamore dell’opinione pubblica e sacrifica la giustizia sull’altare della facilità.

Nel luglio del 1983 a Ponticelli due bambine scomparvero, e i loro corpi furono ritrovati pochi giorni dopo. Il dolore del quartiere, la rabbia della città, la pressione dei media: tutto questo diventò carburante per un’inchiesta superficiale, affrettata, cieca. E così tre ragazzi furono indicati come colpevoli. Senza prove, senza riscontri, basandosi solo su testimonianze fragili e contraddittorie. La giustizia? Solo un’illusione. L’ergastolo arrivò rapido, come se tre vite qualunque potessero essere usate per calmare l’indignazione popolare.

La verità è che i veri colpevoli non furono mai toccati. Si parlava di ambienti camorristici, di giovani legati a famiglie potenti e pericolose, ma quelle piste furono ignorate. Troppo rischioso, troppo scomodo. Meglio trovare tre capri espiatori e consegnarli alla gogna mediatica. Così si costruì il “mostro di Ponticelli”, mentre la giustizia reale restava paralizzata dall’omertà e dai compromessi.

E quando finalmente, dopo ventisette anni, la Corte di Perugia riconobbe l’innocenza dei tre, non restituì nulla di ciò che era stato rubato. Non restituì il tempo perduto, la giovinezza, la dignità calpestata. Non cancellò le etichette, gli sguardi, il marchio di assassini che li aveva seguiti per decenni. Lo Stato fallì. Lo Stato tradì.

Oggi denunciamo con forza che la giustizia italiana può uccidere innocenti quanto un assassino vero può agire indisturbato. La memoria di Angela e Nunzia merita verità, non capri espiatori inventati. La memoria di Izzo, Imperato e Muccioli merita rispetto, risarcimento morale, verità pubblica.

Non accettiamo più silenzi. Non accettiamo più colpevoli inventati. Il mostro di Ponticelli è stato creato da chi avrebbe dovuto proteggere la legge. E mentre il vero assassino resta nell’ombra, tre innocenti hanno pagato con la vita che non gli apparteneva. La rabbia deve trasformarsi in richiesta di giustizia vera. Non c’è pietà per chi costruisce menzogne, non c’è scusa per chi permette che il mostro inventato diventi reale.

Finché questa storia non avrà verità completa, Ponticelli, l’Italia, tutti noi, dobbiamo gridare: mai più innocenti sacrificati sull’altare della paura e della fretta!

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