Era la fine degli anni ’80 e mio padre, con tutta la famiglia, fu invitato al matrimonio della figlia di un suo carissimo amico. Fu un bel ricevimento, in un ristorante a Torre del Greco, e si esibirono svariati artisti.
Addirittura vennero Giulietta Sacco e Mario Merola. Poi, ci fu lui: un giovane cantante emergente con cui alla fine della sua esibizione canora i miei genitori fecero amicizia e che volle regalarci il suo primo LP.
Ancora oggi conserviamo quel vinile, insieme al vecchio giradischi. Di lui, invece, non si è saputo più nulla — inghiottito dall’oblio, come tanti altri che non ce l’hanno fatta. Ce ne sono in ogni campo, non solo tra gli artisti: anime sommerse dall’indifferenza del mondo.
Come dice Nino D’Angelo, “in mezzo alla gente distratta non si è nessuno.”
Stringo quel vinile tra le mani e, per un istante, sento che potrei ingannare il destino. Gli passo la jella che mi spetta, come se il vinile potesse assorbirla, e in quel gesto apotropaico cerco di conquistarmi un futuro diverso.
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