C’è chi sostiene che il Fascismo abbia “fatto pure cose buone”. Certo, se per “cose buone” si intendono proteggere la Monarchia e l’alta borghesia, allora sì, in quel senso ci riuscì benissimo. Impedì ai lavoratori, finalmente armati del suffragio universale maschile nel 1919, di ottenere condizioni di vita più dignitose o un lavoro meno sfruttato. Il Partito Popolare e il Partito Socialista avrebbero potuto cambiare le cose, ma il Fascismo arrivò e spense ogni speranza di riforma, ingessando la società italiana e chiudendo il Parlamento al pluralismo democratico. Il diritto di sciopero? Sparito, come se non fosse mai esistito.
Poi ci sono le “grandi opere”: qualcuno si vanta delle bonifiche delle paludi pontine, e va bene, un campo di grano in mezzo al fango non è da buttare. Ma pensiamoci bene: lo stesso regime era incapace di valorizzare davvero le risorse naturali della Libia, dove dal 1911 cercavano di far crescere qualche campo di grano senza accorgersi che sotto la sabbia c’era petrolio e gas naturale. Pare che Balbo se ne accorse nel 1938, ma non ebbe il coraggio di dirlo a Mussolini, troppo occupato a rincorrere l’impero dei sogni. E proprio parlando di imperi, l’Etiopia: nessun altro paese colonizzatore ci avrebbe messo piede, e noi ci andammo per prendere la fame di un popolo che da sempre nessuno considerava. Dove altri trovavano oro e diamanti, noi raccoglievamo... fedi nuziali.
L’economia italiana, dicono, sarebbe stata salvata dall’IRI. Certo, salvò qualche industria, ma allo stesso tempo vide partire fior di cervelli come Enrico Fermi e altri scienziati, incapaci di convivere con la censura e la stupidità di chi guidava il paese. Non bastasse, il Fascismo predicava guerra, ma era armato come un giocattolo rotto. La flotta non aveva radar né portaerei, i soldati erano equipaggiati con fucili di un secolo prima, e chi pensava di conquistare Malta o sconfiggere i greci finì per prendere botte da orbi. E quando arrivarono i bombardieri quadrimotori, quelli che cambiavano il volto della guerra, le nostre città non erano pronte e furono flagellate senza pietà.
In tutto questo, la violenza politica interna non conosceva freni. Manganellate, olio di ricino e persecuzioni colpivano poveri cristi che non sapevano fingere come gli altri, mentre chi stava in alto rideva e applaudiva. Gli italiani, come sempre, si dimostrarono opportunisti e voltagabbana, pronti a cambiare bandiera al vento, e così chi aveva promesso glorie e conquiste finì appeso per i piedi, mentre il mondo reale rideva di lui.
Insomma, al di là delle chiacchiere, i cosiddetti “benefici” del Fascismo erano ben poca cosa, e chi li celebra sembra dimenticare quanto fosse ridicolo, violento e incapace di governare veramente il Paese.
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