Lettera a Lucia Apicella | Brief an Lucia Apicella





di Ernst Kölle, soldato tedesco caduto nel 1945

Cara Signora Lucia,

mi rivolgo a Lei da un tempo che non conosce più il battito dell’orologio, ma soltanto il respiro silenzioso della memoria. Sono Ernst Kölle, uno dei tanti giovani tedeschi che non tornarono più a casa, uno dei tanti volti scomparsi dietro l’uniforme, uno dei tanti nomi che si dissolsero nella terra d’Italia.

Avevo ventidue anni quando la guerra mi rubò il futuro. Non ho lasciato dietro di me né lettere né fotografie. Solo un elmetto e un nome inciso su qualche registro sbiadito. Oggi, in Germania, il mio corpo non riposa in un luogo preciso: potrei essere in qualunque cimitero di guerra, sotto una croce anonima con scritto Ein deutscher Soldat. Eppure so che in un modo misterioso, grazie a Lei, il mio spirito ha trovato pace.

Ho saputo, Lucia, di ciò che fece per noi, per me e per i miei commilitoni caduti nei campi e nelle montagne attorno a Cava de’ Tirreni. So che non ci vide come nemici, ma come figli lontani, ragazzi perduti nel turbine della storia. Lei raccolse i nostri corpi, li onorò, li pianse. Offrì pietà a chi non aveva più volto, né patria, né perdono.

Quando la Repubblica Italiana Le consegnò le sue onorificenze, e poi anche la Repubblica Federale Tedesca volle ringraziarLa, io ero lì, invisibile tra la folla, accanto al vento che muoveva le bandiere. Non potevo battere le mani, ma se avesse guardato verso il cielo, avrebbe visto un lampo di luce — era il mio grazie.

Ora che anche Lei ha lasciato il mondo dei vivi, mi dispiace non poterLa abbracciare. Avrei voluto dirLe che, attraverso il Suo gesto, la guerra si è fermata un istante, e l’umanità ha vinto. Lei non ha solo onorato i morti: ha restituito un nome al silenzio, una casa alla nostra polvere.

Dove oggi qualcuno si ferma davanti a una tomba con scritto Ein deutscher Soldat, là forse giaccio io. E accanto al mio riposo, come un fiore che non appassisce, ci sarà sempre il Suo nome: Lucia Apicella, la donna che seppe guardare oltre la divisa, oltre il dolore, oltre la morte.

Con eterna gratitudine,

Ernst Kölle
un giovane tedesco che trovò pace grazie a Lei

Ernst Kölle abbraccia  Lucia Apicella | Ernst Kölle umarmt Lucia Apicella


von Ernst Kölle, gefallen 1945

Liebe Frau Lucia,

ich wende mich an Sie aus einer Zeit, in der keine Uhr mehr schlägt, sondern nur noch das leise Atmen der Erinnerung besteht.

Ich bin Ernst Kölle – einer jener jungen Deutschen, die nie nach Hause zurückkehrten, eines jener Gesichter, die hinter der Uniform verschwanden, einer jener Namen, die sich in der Erde Italiens auflösten.

Ich war zweiundzwanzig Jahre alt, als der Krieg mir die Zukunft nahm. Ich hinterließ keine Briefe und keine Fotografien, nur einen Helm und einen Namen in einem verblichenen Register. Heute ruht mein Körper nirgends genau – ich könnte auf jedem Soldatenfriedhof liegen, unter einem Kreuz ohne Namen, auf dem steht: Ein deutscher Soldat. Und doch weiß ich, dass meine Seele auf geheimnisvolle Weise durch Sie Frieden gefunden hat.

Ich weiß, Lucia, was Sie für uns getan haben – für mich und für meine gefallenen Kameraden in den Feldern und Bergen rund um Cava de’ Tirreni. Sie sahen in uns keine Feinde, sondern ferne Söhne, verlorene Jungen im Wirbel der Geschichte. Sie sammelten unsere Körper auf, ehrten uns, weinten um uns. Sie schenkten Mitleid jenen, die kein Gesicht, keine Heimat und keine Vergebung mehr hatten.

Als die Italienische Republik Ihnen ihre Auszeichnungen verlieh und später auch die Bundesrepublik Deutschland Ihnen danken wollte, war ich dort – unsichtbar in der Menge, im Wind, der die Fahnen bewegte. Ich konnte nicht applaudieren, aber wenn Sie damals in den Himmel geblickt hätten, hätten Sie vielleicht ein Licht aufblitzen sehen – das war mein Dank.

Nun, da auch Sie die Welt der Lebenden verlassen haben, tut es mir leid, dass ich Sie nicht umarmen kann. Ich hätte Ihnen sagen wollen, dass durch Ihre Tat der Krieg für einen Augenblick stillstand – und die Menschlichkeit siegte. Sie haben nicht nur die Toten geehrt: Sie haben der Stille einen Namen gegeben und unserer Asche ein Zuhause geschenkt.

Wo heute jemand vor einem Grab steht, auf dem Ein deutscher Soldat geschrieben steht, dort ruhe vielleicht ich. Und an meinem Schlafplatz, wie eine Blume, die niemals welkt, wird für immer Ihr Name stehen: Lucia Apicella, die Frau, die über Uniform, Schmerz und Tod hinauszublicken vermochte.

In ewiger Dankbarkeit,

Ernst Kölle

Ein junger Deutscher, der durch Sie Frieden fand



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