Il tributo di sangue sotto l’Impero Ottomano: giannizzeri, eunuchi e desideri proibiti ( IL DEVSHIRME)

Nelle viscere dell’Impero Ottomano, la grandezza di Istanbul e dei palazzi imperiali si reggeva su una trama oscura di sangue, paura e desideri proibiti. La città dei minareti scintillanti nascondeva dietro porte chiuse e cortili silenziosi una violenza sistematica: bambini strappati alle loro famiglie, corpi mutilati e anime piegate al servizio del potere.

Il destino dei giannizzeri
Ogni anno, nelle province balcaniche, si celebrava il rituale del devshirme. Ragazzi cristiani, tra i sette e i quattordici anni, venivano prelevati dalle loro case. Pianti, urla e suppliche si confondevano con il silenzio delle famiglie impotenti. Trasferiti a Istanbul, questi bambini venivano educati a obbedire, addestrati al combattimento e privati di ogni diritto all’infanzia.

Chi sopravviveva a questa trasformazione diveniva giannizzero: un soldato d’élite, invincibile in battaglia, ma costretto a una vita di celibato assoluto. Senza mogli, senza figli, senza affetti familiari, molti giovani trovavano conforto tra loro, in relazioni proibite che l’Islam condannava severamente. La legge religiosa vietava l’omosessualità, ma dietro le mura dei casermoni e negli angoli nascosti delle fortezze, la pratica era diffusa e tollerata. I giannizzeri, legati dalla stessa sorte crudele, cercavano calore e compagnia in chi condivideva il loro stesso destino.
Giannizzeri 

La selezione e la castrazione: una questione di pelle e di lineamenti
Non tutti i bambini catturati seguivano la via della spada. La loro sorte dipendeva dalla bellezza e dalla delicatezza dei lineamenti. I ragazzi destinati agli harem, o a servire come eunuchi all’interno del palazzo, venivano sottoposti alla castrazione, con modalità differenti in base all’origine e al colore della pelle:
  • Castrazione nera, riservata ai bambini africani, praticata con metodi brutali per renderli guardiani fidati degli harem, figure capaci di esercitare autorità ma privati di ogni potere sessuale, in quanto evirati integralmente, con la rimozione del pene e dei testicoli. Infatti, per impedire l'incontinenza urinaria portavano un tappo nell'uretra.
  • Castrazione bianca, applicata ai bambini di pelle chiara, spesso scelta per la loro bellezza delicata, destinata a soddisfare gli appetiti sessuali degli adulti del palazzo: conservavano il pene mentre gli erano stati rimossi i testicoli.

Solo un bambino su dieci sopravviveva alla castrazione, perché la stragrande maggioranza moriva per i postumi, a partire dalle infezioni. 


La selezione non era casuale: chi mostrava forza e corporatura robusta diventava giannizzero; chi possedeva lineamenti aggraziati e tratti delicati veniva destinato al piacere dei potenti, o a servire come custode e intermediario negli spazi intimi del sultano e delle sue concubine.

L’ipocrisia del potere
L’Islam vietava l’omosessualità, condannava la violenza gratuita e proclamava la purezza morale. Ma nell’ombra dei palazzi ottomani, tutto questo veniva ignorato. L’élite maschile sguazzava dentro i propri desideri proibiti, sfruttando la legge come strumento di ipocrisia mentre riduceva i bambini a strumenti sessuali e soldati.  Gli eunuchi erano al tempo stesso oggetti e custodi del potere; i giannizzeri celibi, ma sessualmente attivi tra loro, incarnavano la contraddizione di un sistema che chiedeva obbedienza totale, puniva il piacere ma lo tollerava dove serviva a consolidare il dominio.

Una vita di sangue, paura e soggezione
I giannizzeri combattevano sulle campagne imperiali, ma nei loro cuori ardeva la nostalgia di un’infanzia mai avuta. Gli eunuchi passeggiavano nei corridoi silenziosi del palazzo, guardiani di segreti che non potevano raccontare. La città, con le sue moschee dorate e i mercati brulicanti, era costruita su un fondamento invisibile di dolore e ingiustizia. Ogni vittoria militare, ogni sfarzo del palazzo, portava con sé il prezzo di corpi mutilati, anime sottomesse, infanzie spezzate.

Il tributo di sangue ottomano era più che un sistema di governo: era la manifestazione estrema del potere assoluto, capace di trasformare l’umanità stessa in merce e il desiderio in strumento di controllo. La storia di giannizzeri ed eunuchi racconta una verità torbida e disumana: la gloria di un impero, scolpita sulle ossa e sui corpi dei più vulnerabili.

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