Con Profumo di viole sfiorite, Antonio Borsa ci conduce in un viaggio emotivo e simbolico che va ben oltre il semplice racconto di tragedie contemporanee. Se il tema del suicidio poteva apparire inizialmente come il cuore drammatico dell’opera, il romanzo si rivela invece un inno alla rinascita, alla resilienza e alla scelta consapevole della vita. Borsa ci mostra che il baratro dell’anima non è mai un punto di arrivo, ma una soglia attraverso la quale poter riscoprire se stessi.
Il protagonista, dopo aver deciso di porre fine ai propri giorni, si ritrova in una “Valle”, uno spazio sospeso tra la morte e la vita, tra il passato e una possibile rinascita. In questa dimensione simbolica, il lettore assiste al lento e doloroso percorso di Ryan verso la consapevolezza: perdersi per ritrovarsi diventa non solo un tema narrativo, ma una lezione esistenziale. La felicità non è più rappresentata come l’effetto della presenza di qualcuno o di qualcosa, ma come una scelta, un impegno quotidiano da assumere per sé stessi, anche nelle giornate più oscure.
La lettura di questo romanzo fa emergere un’intelligenza simbolica di matrice alchemica: dalla Nigredo dell’autodistruzione, attraverso l’Albedo della presa di coscienza e della consapevolezza, fino alla Rubedo della rinascita. Non è un percorso lineare, né facile: il protagonista attraversa dubbi, rimpianti e ferite profonde, ma lo fa accompagnato da una voce narrativa che sa essere tanto delicata quanto intensa. In questo cammino, la musica di Max Pezzali assume un ruolo più profondo del semplice omaggio: le canzoni diventano compagne di viaggio, echi generazionali che parlano di chi ha conosciuto la caduta e ha scelto di rialzarsi. L’omaggio a Pezzali, intrecciato alla narrazione, sottolinea quanto la memoria, la musica e le esperienze condivise possano trasformarsi in strumenti di sopravvivenza emotiva.
Rispetto al romanzo d’esordio, I tre appuntamenti, in cui l’autore esplorava temi di amore, rispetto e difficoltà relazionali, qui Borsa amplia l’orizzonte verso una dimensione più profonda: quella della fragilità esistenziale e della rinascita interiore. La componente autobiografica, pur meno intensa rispetto al primo libro, aggiunge spessore emotivo e credibilità alla vicenda, conferendo al lettore la sensazione di un dialogo sincero, quasi confidenziale, con chi ha vissuto e riflettuto sulla propria caduta.
Profumo di viole sfiorite non è solo un romanzo; è una testimonianza viva, un invito a non arrendersi, a riscoprire la libertà di scegliere la vita e a costruire la propria felicità come atto di volontà e non come conseguenza. Antonio Borsa ci ricorda che ogni abisso può diventare un punto di partenza, che il dolore, se attraversato con consapevolezza, può trasformarsi in rinascita, e che la letteratura ha il potere non solo di raccontare, ma anche di salvare.

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