Madonna dell'Arco: ogni settimana nuovi ex-voto

Il Papa – così si racconta – ci ha fatto sapere che non verrà mai a Sant’Anastasia. Non ce n’è bisogno: a Madonna dell’Arco la presenza del Pontefice sarebbe quasi superflua, perché la fede popolare è così viva e radicata da bastare a se stessa.

Ogni giorno passo davanti al Santuario, percorrendo la provinciale per Ottaviano. All’andata e al ritorno, la mia auto sobbalza sul basolato di piperno, e quel sobbalzo è come un richiamo: sei di nuovo qui, davanti a Lei.
Il Santuario della Madonna dell’Arco è stata la prima chiesa che ho frequentato da bambino, la mia normalità domenicale. La messa, le voci, l’odore dell’incenso, e soprattutto gli ex-voto: oggetti semplici, quadretti, stampelle, fotografie, cuori d’argento appesi lungo la navata centrale e nelle stanze laterali. Era un paesaggio familiare, quasi naturale. Solo in seguito, entrando in altre chiese, ho compreso la differenza: lì mancava qualcosa. Non c’erano quelle testimonianze di fede concreta, segni tangibili di persone che avevano ricevuto una grazia.

Quando incontro chi si dice ateo, scettico, diffidente, penso sempre la stessa cosa:
“Forse non è mai stato a Madonna dell’Arco.”

Perché qui la fede non è teoria, è carne viva. È sangue che scorre sul volto della Madonna, come quel giorno lontano del Lunedì in Albis della Pasqua del 1450, in cui un giocatore blasfemo, con una palla, colpì l’immagine sacra e l’affresco iniziò a sanguinare. Da allora, generazioni di fedeli hanno lasciato testimonianza del loro incontro con il mistero.

            V.F.G.A. - Votum Feci Gratiam Accepi

Gli ex-voto non smettono di arrivare. Ogni settimana se ne aggiungono di nuovi, accanto a quelli di anni e secoli fa. Quadri ingenui, fotografie ingiallite, oggetti di vita quotidiana, segni di chi ha visto la propria esistenza cambiare dopo un’intercessione. I padri domenicani fanno fatica a trovare posto: le pareti sono un mosaico ininterrotto di gratitudine.

Io, ogni giorno, saluto Maria passando davanti al suo Santuario. In quel gesto ritrovo l’infanzia, i volti di chi non c’è più, e la certezza che in quel luogo, tra pietra di piperno e fede popolare, il miracolo continua a respirare. W Maria!

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