Egregio Signor Presidente,
sono un cittadino residente nella zona rossa del Vesuvio, una delle aree più a rischio del nostro Paese, dove la vita di ciascuno di noi potrebbe essere messa in pericolo da un’eventuale eruzione.
Con profonda amarezza Le scrivo a seguito dei cori razzisti intonati durante il raduno della Lega a Pontida, nei quali si invocava l’eruzione del Vesuvio e la distruzione di Napoli. Sentire augurare la morte di persone soltanto perché meridionali suscita in me interrogativi e inquietudini profondi.
La Lega, presente sulla scena politica da oltre quarant’anni, ha inciso in maniera rilevante sul dibattito e sulle decisioni nazionali. La recente pronuncia della Corte Costituzionale che ha respinto l’autonomia differenziata evidenzia quanto le spinte divisive possano alimentare fratture gravi nel tessuto democratico e unitario della Repubblica.
Mi chiedo, Signor Presidente, come sia possibile che di fronte a manifestazioni così esplicite di razzismo, mai si sia ritenuto opportuno applicare con rigore le disposizioni della legge Mancino, fino ad arrivare – se necessario – allo scioglimento di un partito che alimenta odio e discriminazione.
Confido nel Suo alto magistero di garante dell’unità nazionale e della Costituzione, affinché i cittadini del Mezzogiorno possano sentirsi pienamente tutelati e rispettati come parte integrante e insostituibile della comunità nazionale.
Con deferente ossequio,
Ettore Alpi
(al secolo Enzo P)
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| L'eruzione del Vesuvio tanto amata dai Leghisti |


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