La storia politica italiana, dal momento della sua unificazione nel 1861 fino ai giorni nostri, è segnata da un lungo e complesso percorso in cui la destra ha giocato un ruolo fondamentale, evolvendosi e adattandosi ai mutamenti sociali e istituzionali del Paese. Tra i protagonisti più controversi di questa narrazione spicca la figura di Pietro Badoglio, simbolo di una destra che ha attraversato guerre, regimi e trasformazioni profonde.
L’inizio: la Destra Storica e il consolidamento dell’Italia unita
L’epopea della destra italiana comincia con la cosiddetta Destra storica, ovvero quella classe dirigente che, dopo il Risorgimento, assunse la guida del neonato Regno d’Italia. Si trattava soprattutto di aristocratici, borghesi e grandi proprietari terrieri, uomini legati alla monarchia sabauda e convinti che la stabilità politica dovesse essere garantita da un potere forte e ordinato. La loro era una politica di moderazione, ma anche di chiara esclusione della massa popolare dalle decisioni, poiché si riteneva che il popolo non fosse ancora pronto alla democrazia.
Camillo Benso di Cavour, una delle figure più emblematiche di questa fase, rappresenta bene questo spirito. Un uomo abile e pragmatico, Cavour considerava la politica come un’arte sottile, da esercitare senza clamore ma con fermezza. In quegli anni, la destra si concentrò sullo sviluppo dello Stato, sulle infrastrutture e sul rafforzamento delle istituzioni, ma poco fece per allargare la partecipazione politica o rispondere alle crescenti richieste sociali.
Tuttavia, la società italiana non rimase statica. La crescita di movimenti operaisti, socialisti e cattolici, insieme all’espansione dell’istruzione e all’emancipazione di nuove classi sociali, mise in crisi il modello conservatore. La Destra storica cominciò a perdere terreno e con essa la capacità di governare in modo inclusivo.
La disgregazione e l’arrivo del fascismo
Nel primo Novecento, la crisi della destra liberale fu evidente. Le sue élite apparivano distanti dalla realtà popolare, incapaci di rinnovarsi e di affrontare le sfide sociali e politiche. Fu in questo vuoto che emerse il fascismo, con il suo mix di autoritarismo, nazionalismo e mobilitazione di massa.
La destra tradizionale, pur spesso contraria ad aspetti della dittatura fascista, condivideva molti valori autoritari, come il rispetto per l’ordine e l’autorità dello Stato. Questa ambivalenza si riflette nella figura di Pietro Badoglio, un generale che simboleggia il passaggio dalla destra monarchica conservatrice alla cosiddetta destra badogliana.
Pietro Badoglio e la destra badogliana: il generale e uomo di transizione
Badoglio era l’immagine stessa dell’ufficiale disciplinato e fedele alla monarchia, ma anche un uomo pragmatico, capace di navigare tra i pericoli di un’Italia in guerra. Durante la Seconda guerra mondiale, la sua carriera prese una svolta decisiva quando, nel luglio 1943, dopo la caduta di Mussolini, fu chiamato a guidare il governo.
La destra badogliana rappresentò un conservatorismo istituzionale che tentava di traghettare l’Italia fuori dal fascismo senza abbandonare la monarchia. Un momento chiave fu l’8 settembre 1943, quando Badoglio annunciò l’armistizio con gli Alleati. L’annuncio, però, fu fatto in modo improvvisato e confuso, causando un’ondata di caos e abbandono tra le truppe e la popolazione. Molti italiani percepirono questo episodio come il simbolo della debolezza e della fragilità di una classe dirigente che non riusciva a gestire il cambiamento.
La destra badogliana nel dopoguerra: la Democrazia Cristiana come grande contenitore conservatore
Dopo la fine della monarchia e la nascita della Repubblica, la destra tradizionale si trovò in una posizione difficile: il Partito Liberale Italiano rappresentava ancora il conservatorismo istituzionale, ma era ormai una forza politica minoritaria e senza grandi capacità di mobilitazione popolare. Il vero grande protagonista, infatti, fu la Democrazia Cristiana, un partito che, nato quasi dal nulla, riuscì a diventare il principale polo politico della prima Repubblica.
La Democrazia Cristiana agì come un contenitore “carsico” di voti conservatori e moderati, soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud. Il suo ruolo non fu soltanto quello di un partito cattolico, ma anche di un “guazzabuglio” politico dove confluivano diverse anime della destra, compresa quella badogliana. Grazie a questa capacità di assorbire e riorganizzare le forze moderate e conservatrici, la DC riuscì a monopolizzare il governo per decenni, controllando la scena politica e arginando l’ascesa di forze più radicali.
Solo negli anni ’90, con la dissoluzione della Prima Repubblica e il crollo della DC a causa di scandali e crisi politiche, emersero nuovi movimenti e partiti di destra più aperti e riconoscibili, come Forza Italia. Ma fino ad allora, la destra italiana ha agito in modo sotterraneo, tramite questo grande partito-centro, piuttosto che attraverso formazioni dichiaratamente identitarie come il PLI.
La destra italiana contemporanea: nuove sfide e trasformazioni
Dalla fine della Prima Repubblica negli anni ’90, la destra italiana ha subito una profonda trasformazione. La figura del leader imprenditore Silvio Berlusconi ha portato a una nuova forma di destra, più populista e mediatica, capace di attrarre un elettorato più vasto ma meno legato ai valori tradizionali.
Oggi la destra italiana è un mosaico complesso, diviso tra chi ancora si rifà a un conservatorismo istituzionale e chi invece guarda al sovranismo e al populismo. L’eredità badogliana – quella destra della transizione che ha cercato di coniugare autoritarismo e moderazione – rimane una traccia importante per capire le tensioni e le sfide che ancora attraversano il centrodestra in Italia.
Conclusione
La storia della destra italiana, dal Risorgimento fino al 2025, è quella di un percorso irto di cambiamenti, adattamenti e contraddizioni. Da una Destra storica che governava con prudenza e distacco, passando per la destra badogliana che ha cercato di mantenere un equilibrio tra vecchio e nuovo, fino alla destra contemporanea frammentata e in cerca di una nuova identità. Pietro Badoglio resta una figura chiave, simbolo di una classe dirigente in bilico tra fedeltà al passato e necessità di cambiamento, una testimonianza vivente delle complesse vicende che hanno segnato la politica italiana.

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