Storia, crisi e rinascita possibile di un impegno politico ispirato dalla fede
Le radici: la fortuna politica della Democrazia Cristiana
Per comprendere se sia ancora possibile oggi un impegno politico significativo dei cattolici, dobbiamo guardare alla fortuna storica della Democrazia Cristiana (DC) nel secondo dopoguerra.
Erede del Partito Popolare di Don Luigi Sturzo (1919), la DC nacque come argine democratico al comunismo e alternativa alla sinistra marxista. Nel suo successo confluirono:
- Cattolici autenticamente impegnati, che avevano vissuto con sofferenza il ventennio fascista;
- Ex clerico-fascisti riciclati, che vedevano nella DC un rifugio presentabile dopo il crollo del regime;
- Conservatori moderati, reduci dal mondo badogliano, destinati a confluire decenni dopo nel centrodestra berlusconiano;
- Quadri amministrativi e imprenditoriali, interessati a stabilità e continuità più che a ideologia pura.
Tutti insieme formarono un blocco di potere centrista, conservatore nei modi ma progressista nei toni, che occupava i banchi della destra parlamentare, accanto ai missini, pur definendosi "Centro". Questo equilibrio precario reggeva grazie alla forza numerica e alla capacità della DC di parlare a più anime sociali e territoriali, spesso con mediazioni clientelari e paternalistiche, ma anche con figure di alto profilo come De Gasperi, Moro, Andreotti, Fanfani.
Oggi: secolarizzazione e frammentazione del centro
La società italiana è profondamente mutata. I cattolici praticanti sono una minoranza sociologica e spesso divisi culturalmente. Il Vangelo non è più codice condiviso nemmeno tra coloro che frequentano le chiese.
Il quadro politico attuale vede:
- Un centro affollato, dove tra centrismi liberali, riformismi d’occasione, cattolici “disinnescati” e ex democristiani riciclati si litiga per il 5-7% del consenso;
- Partitini nati da nobili intenzioni cristiane finiti ostaggio di logiche di scambio, spesso irrilevanti senza un “contentino” nelle trattative di governo;
- Una Chiesa che tace sulla politica, o che parla genericamente al sociale, ma non forma più una classe dirigente politica.
Eppure, qualcosa potrebbe cambiare. La nuova enfasi sul sociale nella Chiesa, ipoteticamente guidata da un Papa Leone (figura simbolica di forza e dottrina), riporta in auge Sturzo, De Gasperi, Toniolo e la Dottrina Sociale della Chiesa.
Ma attenzione: non sarà più tempo di partiti-massa. Sarà tempo di testimonianze forti, piccole reti, politici credibili.
Verso il futuro: la Carta del Politico Cattolico
Oggi chi crede in un nuovo impegno dei cattolici nella cosa pubblica deve pensare in termini diversi rispetto al passato. Nessuna riedizione nostalgica della DC. Nessuna delega all’alto clero. Nessun partito confessionale.
Serve una nuova generazione di cattolici formati, liberi, coraggiosi. Serve un profilo nuovo, incarnato nella Carta del Politico Cattolico del Futuro:
La Carta del Politico Cattolico del Futuro
(Sintesi)
- Radicato nella fede, non prigioniero dell’identità
- Libero nel pensiero, saldo nei valori
- Competente e formato
- Al servizio del bene comune, non del tornaconto
- Popolare ma non populista
- Costruttore di ponti, non di fazioni
- Visionario e realista
- Sobrio nello stile, integro nella condotta
- Accogliente, non accondiscendente
- Seminatore di futuro
“Non vi conformate alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente.” (Romani 12,2)
Conclusione: testimoni, non nostalgici
Il politico cattolico del futuro non nasce da un progetto partitico, ma da un percorso personale e comunitario: nella parrocchia, nell’università, nell’impresa, nella cittadinanza attiva.
Se la politica è davvero, come diceva Paolo VI, “la forma più alta di carità”, allora è tempo di un nuovo protagonismo laicale, fatto di radici profonde e azione concreta.
La Carta del Politico Cattolico del Futuro può essere il primo passo. Un piccolo seme, per una grande semina.

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