La scalata di un outsider
In un’Italia sempre più frammentata e dominata dai grandi partiti nazionali, emergono figure capaci di scalare il consenso dal basso, affidandosi al carisma personale e al contatto diretto con la gente. Cateno De Luca, sindaco di piccoli comuni del Messinese prima, di Messina poi e oggi di Taormina, è l’esempio perfetto di questo modello. Non ha sponsor, lobby o grandi apparati alle spalle, ma possiede una capacità di comunicare che sembra uscita da un manuale di marketing politico. Non è raro vederlo durante eventi pubblici compiere gesti spettacolari: tuffi in piscina vestito, flash mob amministrativi, dichiarazioni clamorose a sorpresa. Ogni azione diventa simbolo di rottura, di distacco dalle regole consuete della politica, e riesce a colpire l’immaginario collettivo.
Il suo movimento “Sud chiama Nord” e la lista “Libertà” alle elezioni europee del 2024 incarnano questa filosofia: un mosaico di piccole sigle, ambientalisti, animalisti, ex attivisti anti-establishment, tutti uniti non da un’ideologia coerente, ma dalla voglia di provare a scardinare il sistema tradizionale. Nonostante decine di migliaia di preferenze raccolte in Sicilia e nel Messinese, il tentativo non ha superato lo sbarramento, confermando una lezione che la storia politica e la teoria dei movimenti dal basso ci hanno insegnato: emergere senza appoggi o condizioni favorevoli resta una sfida estremamente ardua.
La lezione di Lenin e Trotsky
La storia moderna offre esempi emblematici di come un movimento popolare possa avere successo solo in presenza di circostanze favorevoli dall’alto. Durante la Prima Guerra Mondiale, Lenin e Trotsky non avrebbero potuto entrare in Russia senza l’intervento strategico dei tedeschi, che li trasferirono da Zurigo a San Pietroburgo su un vagone piombato. Senza questo aiuto esterno, lo Tsar li avrebbe facilmente annientati, e la rivoluzione russa probabilmente non sarebbe mai esplosa.
Questo esempio serve a illustrare un principio generale: anche i movimenti più organizzati e popolari rischiano di fallire se il contesto non è favorevole. Si tratta del ruolo potenziale di potenze straniere nella storia e nella geopolitica, sottolineando come l’interesse strategico di attori esterni possa cambiare le sorti di un movimento.
Geopolitica contemporanea: il basso e l’alto
Oggi la dinamica resta valida in termini teorici, anche se i mezzi si sono evoluti. Movimenti dal basso possono, in astratto, attirare attenzione o sostegno da attori esterni interessati a destabilizzare governi consolidati, sia in Europa sia in America Latina o negli Stati Uniti. L’intervento può assumere forme molto diverse: finanziamenti indiretti, campagne mediatiche, manipolazione dell’informazione o pressione diplomatica. Lo scopo di tali operazioni è sempre strategico: influenzare le scelte politiche, le alleanze internazionali o la stabilità interna di uno Stato.
È importante sottolineare che Cateno De Luca non rientra in questo scenario. Non c’è alcuna evidenza né ragione per pensare che il suo operato abbia a che fare con interessi esterni o con strategie di destabilizzazione. La sua ascesa è del tutto interna, fondata su consenso popolare, mobilitazione locale e capacità comunicativa. La storia e la geopolitica servono qui solo come cornice teorica per comprendere le difficoltà che i movimenti dal basso incontrano nel tentativo di emergere.
De Luca come laboratorio politico contemporaneo
Cateno De Luca rappresenta un caso interessante di come un outsider possa costruire un percorso politico senza appoggi tradizionali, utilizzando il radicamento locale e la teatralità politica per creare un impatto reale. I suoi flash mob, la capacità di parlare direttamente alla cittadinanza e la creazione di liste e movimenti frammentati sono tentativi di generare scompensi nell’ordinaria politica, ma sempre entro i limiti del sistema democratico. La politica locale diventa così un laboratorio, dove si sperimentano strumenti e linguaggi che raramente emergono nelle grandi coalizioni nazionali.
Quando il basso incontra il contesto favorevole
La politica reale non è mai solo questione di volontà: è un intreccio complesso di consenso popolare, opportunità storiche, contesto internazionale e condizioni locali. Senza fattori favorevoli, anche i politici più talentuosi rischiano di restare confinati alla dimensione locale. Ecco perché figure come De Luca ci ricordano che la democrazia non è solo urne e leggi, ma anche capacità di leggere il contesto, creare consenso e sperimentare nuovi strumenti di comunicazione e mobilitazione. La sua esperienza insegna che, pur senza appoggi esterni o potenze straniere, è possibile emergere dal basso, innovare la politica locale e attrarre attenzione, lasciando un segno duraturo anche senza scalare il livello nazionale.
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