OSTIA, 2 NOVEMBRE 1975 – UNA NOTTE DI SANGUE CHE HA SCOSSO L’ITALIA
Pier Paolo Pasolini, genio controverso, moralista scomodo, poeta e regista, è stato trovato brutalmente assassinato sulla spiaggia di Ostia. Ma cosa è successo davvero quella notte? UNA LITE SESSUALE FINITA MALE, COME RACCONTANO GLI ARCHIVI UFFICIALI? O C’ERA QUALCOSA DI PIÙ OSCURO, DI PIÙ TERRIBILE, DI PIÙ PERICOLOSO PER CHI TEMEVA LA SUA VOCE?
IL GIOVANE “RAGAZZO DI VITA” E L’INCONTRO FATTALE
La polizia parla di Pino Pelosi, giovane romano delle borgate, come l’uomo che quella notte avrebbe tolto la vita a Pasolini investendolo con la sua auto. I giornali dell’epoca, senza mezzi termini, titolarono: “UNA ZOZZA STORIA DI FROCI”, trasformando il genio scomodo in un semplice scandalo sessuale.
Ma chi conosceva Pasolini sa che la realtà era molto più complessa. Non era solo un osservatore dei ragazzi di vita e delle periferie romane: era la voce critica della società italiana, quella che denunciava corruzione, malaffare, complicità tra politica e criminalità, e l’omologazione culturale di un paese in piena decadenza.
IL MORALISTA BACCHETTONE CHE DIVENTA VITTIMA
La sua morte sembra quasi una nemesi: IL CRITICO CHE BACCHETTAVA TUTTI DIVENTA ESSO STESSO VITTIMA DI UNA REALTÀ CRUDELE. La brutalità del delitto, le contraddizioni nelle testimonianze, la dinamica dell’investimento: tutto lascia dubbi. Alcuni studiosi ipotizzano che Pelosi possa essere stato strumento di qualcuno, un burattino nelle mani di chi voleva far tacere il poeta.
Negli ultimi mesi della sua vita, Pasolini aveva scritto articoli che smascheravano l’establishment, denunciando scandali politici, crimini insabbiati, collusioni con la malavita. Stava preparando il film Salò o le 120 giornate di Sodoma, che avrebbe mostrato in maniera estrema il lato oscuro del potere. La sua voce libera e provocatoria lo rendeva per molti un bersaglio scomodo.
TRA SEGRETI, DEPITAGGI E MISTERI SENZA FINE
La cronaca dell’epoca accentuò l’aspetto sessuale del caso, trasformando la tragedia in una questione di moralismo e scandalo. Ma chi osserva oggi sa che dietro la versione ufficiale ci sono zone d’ombra, sospetti e possibili mandanti occulti. Forse la polizia archiviò frettolosamente il caso, forse la società voleva dimenticare la verità: una verità che riguardava poteri troppo grandi, interessi troppo pericolosi, segreti che non dovevano venire alla luce.
Pasolini morì tra sabbia e mare, ma le sue parole continuano a riecheggiare. La società dell’epoca cercò di ridurre tutto a un piccolo scandalo sessuale, ma dietro quella morte c’era un mosaico di politica, vendetta, potere e moralità tradita. Ogni articolo, ogni film, ogni parola scritta diventa oggi testimone di una vicenda che la cronaca superficiale non riuscì a raccontare.
LA LEGGENDA DI UN’ITALIA CHE NON VOLEVA SENTIRE
Chi era davvero Pasolini? Il moralista bacchettone, come volevano farlo apparire i giornali? Il cronista della marginalità romana? Oppure l’uomo che aveva osato sfidare poteri troppo grandi, che aveva scritto verità scomode e denunciato crimini che qualcuno voleva mantenere nascosti? Probabilmente tutte queste cose insieme.
Una cosa è certa: il suo omicidio rimane uno dei misteri più oscuri dell’Italia contemporanea, un giallo senza soluzione definitiva, dove il confine tra cronaca, scandalo e complotto si confonde, e dove la verità continua a sfuggire, nascosta tra sabbia, mare e segreti mai raccontati.
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