Il cunto de li cunti: Basile e l’eco immortale delle fiabe

Nel cuore della Napoli del Seicento, Giambattista Basile diede vita a Il cunto de li cunti, un’opera che avrebbe cambiato per sempre il destino delle fiabe in Europa. Scritta in un napoletano brillante, intriso di ironia e di colori popolari, la raccolta non si limitava a trascrivere storie già raccontate a voce: Basile le arricchiva con intrecci complessi, personaggi vividi e dettagli grotteschi, trasformando la materia orale in letteratura vera e propria. Le sue fiabe erano al contempo spietate e divertenti, crudeli e poetiche, capaci di affascinare chiunque le leggesse.


L’influenza di Basile sulla letteratura europea è enorme e spesso sottovalutata. Storie come “Cenerentola” (La gatta Cenerentola), con la matrigna crudele e la fanciulla oppressa, o “La Bella Addormentata” (Sun, Moon and Talia), e persino “Pollicino”, furono riprese e adattate da autori come Charles Perrault e i fratelli Grimm. Ma queste versioni più note, edulcorate e adattate ai gusti del pubblico colto, sono in realtà discendenti dirette delle invenzioni di Basile. Nel Seicento, il concetto moderno di diritto d’autore era inesistente, e così le fiabe viaggiavano liberamente: venivano copiate, modificate, trasposte in contesti diversi e raccontate a nuove generazioni, creando una tradizione condivisa, ma sempre in evoluzione.

Questa circolazione delle storie non va letta come un semplice furto letterario, ma come un fenomeno creativo collettivo. Basile, ponendo per la prima volta su carta la vitalità della tradizione orale, ha permesso che le fiabe diventassero patrimonio europeo. Le sue storie, pur trasformate da Perrault in Francia o dai Grimm in Germania, conservano ancora oggi il fascino originario, la capacità di sorprendere e divertire, e soprattutto la loro forza narrativa originale.

In questo senso, Il cunto de li cunti non è soltanto una raccolta di fiabe: è il ponte tra oralità e letteratura, tra Napoli e il resto d’Europa, tra crudeltà popolare e magia della narrazione. Basile ha dimostrato che la creatività, anche quando condivisa e rielaborata, non perde mai la sua essenza: le sue fiabe, scopiazzate e mutate, continuano a vivere, ricordandoci che il potere della parola è immortale.

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