Asili nido e lavoro femminile: il nodo irrisolto del Mezzogiorno

Tra famiglie in affanno e donne costrette a casa

Al Sud, il ruolo dei nonni è spesso determinante nell’accudimento dei nipoti in età prescolare. L’assenza di una rete capillare di asili nido comunali viene supplita, laddove possibile, dalla famiglia allargata, che rappresenta un vero e proprio ammortizzatore sociale. Tuttavia, quando i nonni non possono essere di supporto – perché troppo anziani, malati, residenti lontano o semplicemente non più in vita – le famiglie si trovano davanti a un bivio: ricorrere a strutture private, spesso costose e quindi non accessibili a tutti, oppure rinunciare al lavoro della madre, che in molti casi diventa casalinga suo malgrado.


Ne consegue un circolo vizioso: la mancanza di servizi pubblici adeguati riduce le possibilità occupazionali femminili, alimentando disuguaglianze sociali e territoriali. Investire in asili nido pubblici e in scuole dell’infanzia dotate di mensa e orario prolungato non significa solo offrire un servizio ai bambini, ma garantire reale libertà di scelta alle donne, che troppo spesso sono costrette a sacrificare il proprio percorso professionale.

Sostenere le madri lavoratrici, quindi, equivale a rafforzare l’intero tessuto sociale ed economico: un asilo nido non è un costo, ma un investimento in capitale umano, pari opportunità e sviluppo del Paese.

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