In Italia, la parola destra ha assunto nel tempo molteplici significati, a volte addirittura contraddittori. In questo panorama, due concetti spiccano per densità simbolica e contrapposizione culturale: la Destra Montanelliana e la Destra Badogliana. Pur condividendo in apparenza un orientamento conservatore, rappresentano in realtà due visioni del mondo antitetiche. E in questo scontro ideologico, si inserisce anche una terza figura: il giustizialismo all’italiana, rappresentato emblematicamente da Marco Travaglio, che prende qualcosa dall’una e si oppone frontalmente all’altra.
La Destra Montanelliana: liberale, scettica, borghese
Il termine Destra Montanelliana si riferisce alla visione culturale incarnata da Indro Montanelli, giornalista di razza, monarchico, anticomunista ma anche profondamente liberale e scettico verso ogni potere costituito. Questa destra si distingue per alcune caratteristiche fondamentali:
- Anticomunismo disilluso, ma anche antifascismo culturale: Montanelli fu un giovane fascista, ma se ne distaccò negli anni ’40, criticandone l’ideologia e l’autoritarismo.
- Liberalismo borghese: una visione dell’Italia come paese da tenere al riparo dagli estremismi, con una borghesia colta e ironica a fare da argine.
- Laicismo e anticlericalismo democratico: pur rispettando la tradizione cristiana, Montanelli diffidava delle ingerenze vaticane in politica.
- Spirito anti-retorico e sobrio: opposto al populismo, al sensazionalismo, all’urlo di piazza. La destra montanelliana è fatta di misura, scetticismo, eleganza intellettuale.
In sintesi, è una destra che non ama il potere, anche quando lo sostiene; che si fida più della cultura che dei partiti; che preferisce essere minoranza pensante piuttosto che massa acclamante.
La Destra Badogliana: trasformismo e sopravvivenza
Tutt’altra cosa è la cosiddetta Destra Badogliana, definizione che prende origine da Pietro Badoglio, il maresciallo d’Italia che, nel settembre del 1943, dopo anni di fedeltà al fascismo, firmò l’armistizio con gli Alleati e fuggì lasciando il paese allo sbando. Da allora, “badogliano” è sinonimo di trasformismo, opportunismo, adattamento al nuovo potere.
Questa destra:
- È priva di un impianto ideologico stabile. Può passare dal fascismo alla democrazia, dal liberismo al dirigismo, purché non perda le poltrone.
- È attendista, mai rivoluzionaria, pronta a cambiare pelle per salvare sé stessa.
- Ama il potere per il potere, e considera i valori un ornamento da esibire, non una bussola.
- È retorica e rassicurante, capace di usare il patriottismo come coperta, senza però prendersi mai davvero responsabilità.
In altre parole, la Destra Badogliana è quella che non muore mai, che sopravvive a tutte le stagioni politiche, che si mimetizza con chi comanda. Dove la destra montanelliana muore per coerenza, quella badogliana sopravvive per convenienza.
Giustizialismo e Marco Travaglio: né con l’una, né con l’altra?
Nel mezzo di queste due visioni, si colloca il giustizialismo italiano, ossia quella tendenza culturale a porre la questione morale e la legalità come uniche bussole politiche. A differenza della sinistra riformista o della destra tradizionale, il giustizialismo non costruisce un progetto politico organico, ma si limita a denunciare – spesso con toni apocalittici – la corruzione del sistema.
Il giornalista Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, è il principale esponente di questa visione. Travaglio fu allievo diretto di Montanelli, da cui ha ereditato la scrittura affilata, l’insofferenza verso il potere, l’amore per l’ironia. Tuttavia:
A differenza di Montanelli, Travaglio non è garantista, ma spesso pende verso un giustizialismo moralista.
È populista nei toni, vicino alle istanze del Movimento 5 Stelle e ai magistrati della stagione di Mani Pulite.
Rifiuta tanto la Destra Badogliana (che accusa di essere corrotta e trasformista), quanto quella Montanelliana, giudicata troppo borghese e indulgente verso le élite.
Potremmo definirlo un eretico montanelliano, uno che ha preso la spina dorsale di Montanelli e l’ha innestata su un corpo populista. È un cane da guardia della legalità, ma con la tendenza a mordere senza distinzioni, anche a costo di travolgere lo stato di diritto.
Chi sopravvive oggi?
Oggi, la Destra Montanelliana è quasi scomparsa: non ha eredi nei partiti, e i suoi giornali – da Il Giornale a La Voce – sono stati snaturati. La Destra Badogliana, al contrario, prospera: si adatta ai nuovi equilibri, mantiene fedeltà al potere di turno, continua a galleggiare.
Il giustizialismo travagliesco, invece, ha trovato spazio in una parte dell’opinione pubblica delusa, disillusa, impaurita, ma anche affamata di giustizia. Tuttavia, non ha mai costruito un progetto positivo, restando un eterno controcanto, a volte fastidioso, altre necessario.
Conclusione
Nel caos delle destre italiane, la Destra Montanelliana rimane un ricordo nobile ma inascoltato; la Destra Badogliana è la regina silenziosa del Palazzo, sempre pronta a cambiare cappello; mentre il giustizialismo di Travaglio rappresenta l'anima inquieta del Paese, quella che denuncia ma non governa, che grida ma non costruisce.
Comprendere queste tre anime aiuta a leggere non solo la destra italiana, ma l’intera fragilità del sistema politico nazionale, fatto più di tatticismi e narrazioni che di idee forti e visioni coraggiose.

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