Hitler odiava gli ebrei. Non per ragioni personali, ma perché ne aveva bisogno. Aveva bisogno di un nemico perfetto, di qualcuno da incolpare per la sconfitta della Germania, per la crisi economica e per tutto ciò che andava storto. Nella sua mente contorta, gli ebrei controllavano banche e finanza, tradivano la patria, diffondevano una cultura degenerata e contaminavano la razza ariana. Li dipingeva come architetti di un complotto mondiale pronto a dominare il mondo.
La realtà, però, era molto diversa. La maggior parte degli ebrei viveva come chiunque altro, lavorava, pagava tasse, combatteva per la Germania. Molti avevano servito nell’esercito con onore. La loro arte, la loro scienza e la loro cultura non avevano nulla di “degenerato”: avevano arricchito l’Europa. La genetica moderna dimostra che la “razza pura” non esiste. Nessun matrimonio, nessuna relazione sociale poteva contaminare nessuno. E i cosiddetti complotti mondiali erano invenzioni, falsi documenti propagandistici usati per seminare odio.
L’antisemitismo di Hitler era un’arma. Un’arma basata su menzogne. E quelle menzogne hanno ucciso milioni di persone. La storia smonta ogni sua accusa, una dopo l’altra. Conoscere la verità è l’unico modo per fermare la menzogna prima che diventi tragedia.
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