Tra dire e fare: il mare tempestoso della politica

“Tra dire e fare c’è di mezzo il mare.” Questo antico proverbio sembra scritto apposta per descrivere la politica moderna. Promesse elettorali, programmi mirabolanti, dichiarazioni roboanti: tutto spesso resta sulla carta, e il cittadino si trova a navigare in un mare di parole che raramente diventano fatti concreti.



Le promesse come strumento di consenso


La politica è, in larga parte, comunicazione. Ogni partito e candidato sa bene che le parole contano più delle azioni nel breve termine. Le promesse elettorali sono spesso formulate per catturare consenso, talvolta con poca attenzione alla loro reale fattibilità. È facile promettere sgravi fiscali, investimenti massicci o riforme radicali quando l’obiettivo principale è convincere l’elettorato.

Esempi concreti non mancano. Negli ultimi decenni, molti governi hanno annunciato grandi riforme fiscali o sanitarie, salvo poi doverle rimandare o ridimensionare a causa di vincoli economici o ostacoli burocratici. La promessa diventa così una sorta di strumento di marketing politico: serve a guadagnare consenso più che a realizzare un cambiamento reale.


Coalizioni e compromessi: quando la parola si diluisce


Il problema si aggrava nei governi di coalizione. Qui ogni partito deve mediare le proprie proposte con quelle degli alleati, e ciò che era scritto nero su bianco nei programmi elettorali spesso si trasforma in compromessi più diluiti e meno incisivi. Un esempio recente si può trovare nelle coalizioni europee: spesso, un partito promette una determinata riforma, ma per ottenere il sostegno di altri partner di governo, è costretto a modificarla, rinviare la sua attuazione o limitarne l’impatto. Il mare tra dire e fare, dunque, si ingrossa non solo per mancanza di volontà, ma per la logica stessa del sistema politico.


Burocrazia e vincoli reali


Non tutti gli ostacoli sono politici. Limiti di bilancio, vincoli legislativi, regolamenti europei e procedure burocratiche rendono spesso impossibile trasformare le promesse in azioni concrete. Anche i governi più volenterosi si trovano a dover rimodulare progetti, rinviare investimenti e adattarsi a circostanze impreviste. Pensiamo, ad esempio, ai grandi progetti infrastrutturali in Italia: ferrovie, ospedali, autostrade. Molte opere sono annunciate con grande enfasi, ma anni di burocrazia e problemi finanziari ne rallentano la realizzazione, alimentando la percezione di inefficienza e di distanza tra parole e fatti.


La fiducia tradita e il cinismo dei cittadini


Il risultato finale è un crescente divario tra cittadini e politica. Quando le promesse non si concretizzano, aumenta il cinismo, la sfiducia e il senso di impotenza. Il mare tra dire e fare diventa un oceano di disillusione: le parole si accumulano come onde, ma le azioni concrete restano rare. Questa distanza ha conseguenze reali. I cittadini, frustrati, tendono a disinteressarsi della politica, riducendo la partecipazione elettorale e delegando il potere a élite percepite come lontane o inaffidabili. Il rischio è una spirale di apatia, dove la politica si nutre di parole, ma perde legittimità agli occhi della società.


Navigare il mare politico con consapevolezza


Non tutto è perduto. Comprendere le dinamiche tra dire e fare può aiutare i cittadini a leggere la realtà con occhi più critici. Analizzare i programmi elettorali permette di distinguere le promesse realistiche da quelle propagandistiche, mentre il monitoraggio dei governi consente di confrontare dichiarazioni e risultati concreti. La partecipazione attiva, infine, dal controllo civico all’impegno nelle istituzioni locali, può ridurre il divario tra parole e fatti e dare al cittadino un ruolo concreto nel determinare il futuro politico del Paese.


Conclusione


La politica non è solo una questione di intenzioni: è mediazione, strategia e, spesso, compromesso. Il mare tra dire e fare non è un’illusione: esiste e può essere tempestoso, ma comprenderne le correnti e i venti può aiutare a navigarlo con maggiore consapevolezza. In fondo, l’arte più difficile non è promettere, ma trasformare le parole in azioni concrete, con onestà, competenza e lungimiranza.

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