Premi alle stelle, truffe e disparità territoriali
Guidare a Napoli è sempre stata una sfida. Non solo per il traffico caotico, le strade congestionate e la difficoltà nel trovare parcheggio: il vero salasso arriva quando si deve stipulare una polizza RC auto. Qui, nella capitale del Sud, i premi restano stabilmente i più alti d’Italia. Secondo i dati più recenti, un automobilista napoletano paga in media oltre seicento euro all’anno, a fronte di una media nazionale che si ferma intorno ai quattrocento. Una differenza che pesa e che, da decenni, alimenta rabbia e senso di ingiustizia.
Le compagnie assicurative si difendono: i sinistri denunciati a Napoli sono più numerosi che altrove e, troppo spesso, si rivelano gonfiati o addirittura inventati. La cronaca giudiziaria racconta di intere organizzazioni specializzate in falsi tamponamenti e referti medici compiacenti, capaci di trascinare con sé carrozzieri e periti. È un circolo vizioso che nessuno sembra riuscire a spezzare: più truffe si registrano, più salgono i premi, e più aumenta la tentazione di cercare scorciatoie.
L’arte di arrangiarsi: prestanome e targhe estere
La fantasia dei napoletani, di fronte al caro assicurazioni, non si è mai fermata. Una delle pratiche più diffuse è quella del prestanome: l’auto viene intestata a un parente o a un amico che risiede in province meno “pericolose”, come Benevento o Avellino. Così si ottiene subito uno sconto consistente, anche se il rischio è di vedersi contestare l’uso prevalente del veicolo a Napoli e perdere copertura in caso di incidente.
Ancora più clamoroso, fino a pochi anni fa, è stato il fenomeno delle targhe estere. Dalle “targhe polacche” alle immatricolazioni in Romania e Bulgaria, si risparmiava non solo sull’assicurazione, ma persino sul bollo auto. Interi quartieri si riempivano di vetture straniere, dietro le quali si nascondeva l’automobilista partenopeo medio. Il trucco, però, non è durato a lungo: nuove norme europee e italiane hanno limitato la possibilità di circolare con targa estera oltre i sessanta giorni di residenza, e i controlli sono diventati sempre più serrati. Oggi chi tenta questa strada rischia multe salate e il sequestro del mezzo.
La scatola nera: tra risparmio e sorveglianza
Se c’è un’innovazione che ha avuto successo a Napoli è la scatola nera. Il dispositivo telematico che registra movimenti e dinamiche di guida ha trovato nel capoluogo campano il suo terreno più fertile. Oltre la metà delle auto assicurate monta una black box, grazie alla quale le compagnie concedono sconti anche del venti per cento. È diventato quasi un passaggio obbligato per ridurre un premio altrimenti insostenibile. Ma non mancano le polemiche: c’è chi parla di perdita di privacy, chi teme un controllo eccessivo, chi si sente trattato da sospettato a priori.
Politica e cittadini: una battaglia mai chiusa
Sul fronte politico, da anni si discute della possibilità di introdurre tariffe più eque. Interrogazioni parlamentari, proposte di tariffa unica nazionale o di calmieramento dei premi hanno animato il dibattito, ma nessuna riforma organica è mai arrivata. I comitati di cittadini denunciano un’ingiustizia territoriale che penalizza chi rispetta le regole e paga puntualmente, mentre a trarre vantaggio dal sistema sono solo i truffatori e chi riesce ad aggirare la legge.
Napoli resta così intrappolata in un paradosso: chi guida paga di più perché altri truffano, e chi cerca di difendersi rischia di scivolare nell’illegalità. In attesa di una vera riforma, l’unica certezza è che per i napoletani avere un’auto continua a costare caro. Non solo in termini di traffico e stress quotidiano, ma anche, e soprattutto, di portafoglio.

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