"Se Steve Jobs fosse nato a Napoli non avrebbe creato Apple."
È una frase provocatoria, ma non del tutto sbagliata. L’autore di questo paradosso sociale — Luca De Biase, in un libro che ha fatto riflettere molti — immagina un giovane visionario armato di idee rivoluzionarie e voglia di cambiare il mondo… che però viene frenato, ostacolato, demolito dalla burocrazia, dall’invidia sociale, dalla cultura del sospetto. E finisce per arrendersi.
Quel libro, come tanti esempi reali, tocca un nervo scoperto: può il talento sbocciare ovunque?
Il karma collettivo: dove nasci è già una sentenza?
C’è chi nasce in Norvegia e chi nasce in Afghanistan.
C’è chi cresce con scuole funzionanti, banda larga e sicurezza sociale, e chi invece con strade dissestate, clientelismo, degrado e povertà educativa. Il karma collettivo è proprio questo: l’insieme delle conseguenze storiche, culturali, sociali e politiche che plasmano un contesto. Non lo scegli. Ci nasci dentro.
Nel Sud Italia, ad esempio, si avverte spesso un senso di soffocamento strutturale. Giovani brillanti, creativi, intraprendenti si scontrano ogni giorno con ambienti ostili, procedure macchinose, diffidenze radicate. E così molti se ne vanno. Come tanti africani verso l’Europa. Come Elon Musk, che lasciò il Sudafrica per fiorire nella Silicon Valley.
L’emigrazione, in queste circostanze, non è fuga. È sopravvivenza karmica. Il karma individuale: ciò che puoi ancora scegliere
Ma se il contesto è una fatalità, l’atteggiamento personale è una possibilità. Il karma individuale è la somma delle tue decisioni: come pensi, come reagisci, quanto resisti, quando dici "basta". Anche in mezzo alla palude, puoi decidere se lasciarti risucchiare o tentare la riva opposta.
Certo, è più difficile. È ingiusto. Ma non è impossibile.
Il bambino africano parte più indietro dello svedese, ma il primo passo avanti è sempre una scelta consapevole.
Emigrare: tagliare il filo del karma collettivo
In certi contesti, solo cambiando ambiente si può liberare il proprio potenziale.
Non è un caso se tanti cervelli fuggono. Non è solo per soldi: è per poter finalmente scegliere, per smettere di soffrire senza motivo, per "volare alto", come recita un detto motivazionale.
Chi emigra spesso non cerca ricchezza, ma respiro.
Conclusione: puoi nascere ovunque, ma non devi restarci
“Il karma collettivo è una fatalità, ma il karma individuale è una tua scelta. Scegli di smettere di soffrire per volare alto.”
È più che una frase ad effetto. È una chiamata alla responsabilità e alla libertà.
Non possiamo cambiare il mondo in cui siamo nati, ma possiamo scegliere se e come lasciarlo. Possiamo anche restare, ma con occhi aperti e mente sveglia, costruendo piccole isole di cambiamento dentro il sistema.
E chissà: magari, un giorno, anche in Afghanistan nascerà un Nobel. Ma serviranno molti karma individuali in rivolta silenziosa contro il karma collettivo.

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